da Italia Publishers 03/2019
Protagonista del nostro racconto è una family company bergamasca, che negli ultimi due anni ha messo a segno acquisizioni di valore strategico – tra le altre, il sito e la capacità produttiva di Castelli Poligrafiche – riportando sotto l’ala italiana aziende del territorio che da decenni erano controllate da gruppi tedeschi.
Fondata da Carlo Carrara all’inizio degli anni Ottanta, come tipografia di famiglia, l’azienda è cresciuta rapidamente e ha saputo completare brillantemente il passaggio alla nuova generazione.
CPZ Group
Marzio Carrara, attuale CEO, ha infatti condotto la “sua” SpA al successo attraverso un modello di business fortemente differenziato, redditizio e customer-centric, trasformandola da grande tipografia a provider di
servizi di stampa digitale a 360°. Per esempio, già negli anni Novanta CPZ vantava una business unit dedicata ai progetti web, in cui oggi lavorano cinque persone. Negli scorsi due esercizi, il gruppo, che impiega 104 collaboratori su due siti, è cresciuto in maniera rilevante nei suoi settori storici di attività: stampa commerciale, produzione di agende e quaderni, oltre che materiali cartotecnici per la GDO ed il retail. Al punto da incaricare il management di mettere a punto un business plan nuovo e inedito, in grado di valorizzare il capitale tecnologico e umano dell’azienda, ma soprattutto la straordinaria base di clienti fidelizzati, con l’obiettivo di aumentarne il grado di soddisfazione e ampliare la gamma di servizi a loro dedicati.
Il progetto di stampa digitale 2018
Il progetto, nato tra ottobre e dicembre 2018 tra le mura del sito CPZ Group di Costa di Mezzate (BG), si incardina sulla riorganizzazione degli spazi tra i due stabilmente e si focalizza sulla nascita di una nuova entità produttiva al 100% digitale. A coordinare quella che è a tutti gli effetti una startup è Mattia Carrara, esponente della terza generazione del business di famiglia. Per comprendere meglio le sfide e gli orientamenti tecnologici di CPZ Group, abbiamo incontrato lui e il management aziendale nel nuovo sito dedicato alla produzione digitale.
Un’azienda nell’azienda
Con il trasferimento di tutta la capacità produttiva offset nel grande sito di Cenate Sotto (BG), parte del takeover di Castelli Poligrafiche, CPZ Group ha creato gli spazi e le condizioni per il graduale sviluppo di una grande digital factory, che già impiega 13 addetti provenienti dagli altri reparti aziendali, con un’età media di 30 anni. Nata come servizio complementare, la nuova business unit ha sfornato la prima commessa il 20 gennaio di quest’anno. Nella sua “versione1.0” la linea di produzione digitale occupa già 3.000 m2 ed è costituita da piattaforme flatbed Fujifilm Acuity Select HS per la stampa diretta su pannelli rigidi, Acuity LED 1600 e 3200R per la stampa su materiali flessibili, un cutter Kongsberg C44 da 3×2 metri e una serie di attrezzature accessorie per laminazione, occhiellatura e taglio XY.
Tipo di lavorazioni
Il layout produttivo è disegnato per adattarsi ai più evoluti modelli di “design to delivery”,con magazzini dedicati per materie prime e semilavorati, confezionamento e consegna dei prodotti finiti. Ad oggi le commesse di CPZ Group sono realizzate al 90% su materiali standard come Forex, Dibond, cartone ondulato e cartoni alveolari, e una vasta gamma di vinili e materiali flessibili. Ma ogni giorno vengono testati nuovi supporti, sia in stampa che in taglio e fresatura. Solo la prestampa,che impiega una ventina di tecnici specializzati, resta centralizzata e in comune con il resto del gruppo.
L’introduzione di Kongsberg C44
Per far fronte alle crescenti commesse di display e packaging, alle più disparate lavorazioni su materiali flessibili e progetti cartotecnici e di stampa digitale realizzati sulle tre stampanti digitali, il plotter Kongsberg è oggi utilizzato su un turno pieno, con picchi di 10-12 ore al giorno.
Tanto che CPZ sta già pianificando l’installazione di una seconda unità con conveyor belt. «Servendo grandi brand della GDO e del retail, arriviamo a produrre anche 1.500 o 2.000 pannelli sagomati per singola commessa, che dobbiamo confezionare e spedire in decine di punti vendita in Italia», ci spiega Mattia Carrara. «Questo impone una grande velocità e precisione
sia nel taglio del materiale, che nella fustellatura del cartone per realizzare imballi e sottoimballi». Tra periodi di picco e momenti più tranquilli, il reparto di taglio digitale di CPZ Group gestisce oltre 300 m2/ora di media.
Progettazione cartotecnica ed automazione del workflow
La grande eterogeneità di formati, materiali e lavorazioni accessorie della stampa digitale, ha indotto CPZ a ottimizzare i flussi produttivi, a partire dalla preparazione dei file di stampa e taglio. Nell’ambito del confronto serrato tra il team di R&D di CPZ Group e i consulenti di B+B, il gruppo bergamasco ha scelto iCut Suite di Esko, che effettua la verifica preliminare del PDF, ottimizza i percorsi di taglio, crea le abbondanze ed effettua il nesting automatico dei file, migliorando la resa sul formato e consentendo significativi risparmi di materiale. Il software Esko, in abbinamento alla telecamera del plotter, rileva inoltre eventuali distorsioni dell’immagine stampata ed effettua una correzione automatica del tracciato di taglio. Tra i plus più apprezzati da CPZ, la possibilità di gestire le materie prime e i residui di materiale a magazzino e la creazione dei preset di taglio in base al tipo di materiale.
La progettazione di packaging e display
Altra importante introduzione è ArtiosCAD, il software Esko di progettazione per progettare packaging e display, che i designer di CPZ hanno affiancato alla Creative Suite di Adobe. «Prima utilizzavamo solo Illustrator, Photoshop e i software grafici più comuni. L’introduzione di ArtiosCAD ci ha offerto uno strumento potente per sviluppare efficacemente packaging e display complessi, cui possiamo agganciare la grafica e che possiamo inviare al cliente per un preview virtuale dettagliatissimo», racconta Fabio Imberti, Responsabile R&D di CPZ. «Questo non sostituisce la realizzazione del prototipo, ma alleggerisce moltissimo i cicli di modifica e approvazione, e crea un valore enorme nella relazione con il cliente».
La crescita del business da stampa digitale
Partendo da zero, grazie a strumenti evoluti e ad un percorso di tutoraggio e formazione degli operatori, il business digitale di CPZ cresce a ritmi sostenuti.
Al punto che la nuova divisione si prepara già al raddoppio di spazi, attrezzature, produttività e complessità delle lavorazioni. Di certo è un player di cui torneremo a parlare molto presto.
Intervista a Mattia Carrara, Co-titolare di CPZ Group
Chi sono i clienti tipici di CPZ, e cosa fate di speciale per loro?
Siamo partner di editori, aziende manifatturiere, catene di franchising e della GDO. Anche molti web-to-print producono da noi. Può apparire banale, ma il nostro segreto è mettere il cliente al centro, aprirgli le porte dell’azienda, farlo sentire coinvolto, come se CPZ fosse anche un po’ sua.
Non è azzardato creare da zero una business unit digitale?
Al contrario, è la naturale prosecuzione della nostra strategia, ma con una visione organica e industriale. Offrivamo già servizi digitali di piccolo formato, mentre packaging, display e lavorazioni speciali non erano strategici. Infatti i clienti si affidavano ad altri.
Come pensate di essere incisivi in un mercato già maturo?
La nostra ricetta non cambia, e inizia dalla relazione con il cliente, da prodotti e servizi unici. Per un evento, ad esempio, dialoghiamo con il cliente su idee, strategia, immagine coordinata del progetto di allestimento. Da lì sviluppiamo tutto internamente, dalle immagini ai gadget, dagli stampati commerciali alle soluzioni web.
Quali le sfide tecnologiche?
La nostra è una visione industriale, che implica un certo grado di automazione e variabili ridotte al minimo. Abbiamo capito che, in un flusso digitale, il principale collo di bottiglia è il taglio. Al crescere della complessità del tracciato di fustellatura o fresatura, decresce la produttività dei cutter. Da qui la scelta di Kongsberg, che già dalla configurazione base si è rivelata veloce, potente ed efficace. Lasciando aperti grandi spazi all’ulteriore automazione e robotizzazione dei processi.
Più materiali rigidi o flessibili?
Il nostro cliente non si pone limiti applicativi, quindi noi non possiamo porci limiti tecnologici o materici. Per la stampa abbiamo scelto sistemi flatbed e roll-to-roll, che ci garantiscono piena modularità. Kongsberg taglia efficacemente entrambi i tipi di media, e ci consente anche di produrre in modo fulmineo ed economico gli imballi in ondulato per le spedizioni.
Quali gli obiettivi di crescita?
Ci eravamo posti un obiettivo da raggiungere nel primo anno, per poi reinvestire in nuovi macchinari. E in quattro mesi ci siamo già andati vicini. Sappiamo quanto la tecnologia sia abilitante, e quella digitale non fa eccezione. Fujifilm era già tra i nostri fornitori accreditati, mentre in B+B abbiamo trovato ciò che cercavamo in un nuovo partner per il digitale.
Ovvero?
B+B non è solo il distributore di un grande marchio come Esko, ma un team di professionisti permeati di cultura e know-how digitale. Nella relazione con loro, poi, rivediamo la nostra visione di partnership, di capacità di offrire soluzioni uniche e inedite.
Puoi farci un esempio?
ArtiosCAD è stata una scoperta in itinere, che si è rivelata illuminante. All’inizio abbiamo parlato di hardware, ma spontaneamente ci siamo trovati ad approfondire con B+B altri aspetti del workflow, dal design strutturale del prodotto al nesting, all’ottimizzazione dei file di taglio. È ciò che B+B chiama Formula Digitale, su cui all’inizio eravamo scettici, ma che infine ci ha entusiasmati. Abbiamo capito che un macchinario non basta per sviluppare un business digitale vincente, e instaurare un dialogo con il cliente a un livello diverso.